Indice
- Introduzione
- Come nasce la sindrome da Burnout?
- Che cos’è il Burnout?
- Fattori di rischio
- Cosa puoi fare già da ora?
- In conclusione
Introduzione
La sindrome da Burnout è un ostacolo prettamente professionale che ha ripercussioni serie sulla qualità della nostra vita lavorativa. Una notizia apparsa su diversi giornali ci raccontava che negli Stati Uniti si è assistito ad un fenomeno chiamato la “grande dimissione”, in cui circa 4 milioni di lavoratori statunitensi hanno lasciato il loro posto di lavoro. Dalle interviste effettuate ai lavoratori era emerso che le cause più frequenti erano state proprio la sindrome di burnout e l’ansia. Sicuramente, infatti, l’emergenza sanitaria ha cambiato il modo con cui le persone si rapportano con il loro lavoro, cresce anche la consapevolezza che, ad esempio, lo stipendio non sia più un fattore da mettere davanti al proprio benessere psicologico. Questa consapevolezza è indispensabile per migliorare la qualità della propria vita, perché vuol dire iniziare a pensare veramente che è meglio lavorare per vivere e non vivere per lavorare. Siamo sempre stati portati a pensare che il lavoro è il metro di giudizio del nostro benessere generale, questo cambio di prospettiva rimette al suo posto il lavoro come uno degli aspetti importanti della nostra vita.
Come nasce la sindrome da Burnout?
Il termine Burnout venne utilizzato per la prima volta nel 1975, ma la sua popolarità è legata alla psicologa sociale americana Cristina Maslach nel 1976. Inizialmente il Burnout era un disturbo legato alle professioni di aiuto come vigili del fuoco, medici, infermieri, ma con il tempo venne esteso a tutti i lavoratori. Oggi, infatti, siamo bombardati da ritmi sempre più accelerati, scadenze da rispettare, ma anche dalla percezione di non fare mai abbastanza o dalle difficili relazioni con colleghi o con i responsabili, ma anche rispetto a noi stessi e nell’ultimo periodo anche dall’urgenza di gestire tra loro vita e lavoro, che in qualche modo si sono fusi insieme, richiedendo di far fronte a nuove sfide. Ma il Burnout può emergere anche quando per troppo tempo proviamo insoddisfazione per il lavoro che svolgiamo, non ci sentiamo più gratificati o non c’è una chiarezza tra ciò che ci viene richiesto di svolgere e gli obiettivi da raggiungere, orari di lavoro prolungati o infiniti, fino alle molestie psicologiche e al mobbing.
Per fortuna negli anni si è parlato sempre di più di salute occupazionale e nel maggio del 2019 l’OMS ha riconosciuto il Burnout come una “sindrome”, inserendolo nell’11esima revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie e definendolo un “fenomeno occupazionale” che deriva da uno stato di stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo.
“La salute occupazionale” secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità “è una strategia importante non soltanto per garantire la salute dei lavoratori, ma anche per migliorare la produttività, la qualità dei prodotti, la motivazione e la soddisfazione lavorativa e, di conseguenza, la qualità complessiva della vita degli individui e della collettività”.
Che cos’è il Burnout?
Il suo significato letterale è “bruciato”, “esaurito”, e si riferisce allo stato di deperimento nel tempo delle energie nei confronti del lavoro che svolgiamo e per il quale nel tempo non abbiamo fatto nulla e proprio come un fiammifero abbiamo continuato a bruciare fino all’esaurimento delle nostre energie, infatti le tre principali dimensioni che caratterizzano la sindrome di Burnout sono:
1) l’esaurimento emotivo, questo è caratterizzato da un forte coinvolgimento emotivo e il conseguente utilizzo eccessivo delle nostre risorse affettive. Si provano quindi sentimenti di esaurimento energetico ed estrema spossatezza;
2) il cinismo, provare un aumento della distanza mentale dal proprio lavoro, con sentimenti di negativismo legati al proprio lavoro;
3) provare un senso di inefficacia personale, di inadeguatezza e di incapacità, che porta ad una mancanza di realizzazione sul lavoro.
Nel tempo sono stati effettuati molti studi sulla sindrome di Burnout, e la Winona State University attraverso diversi studi ha descritto il processo che i lavoratori attraversano quando iniziano a lavorare fino alla possibile comparsa del Burnout e lo hanno suddiviso in 5 fasi:
- Luna di miele: questa fase è caratterizzata da un’elevata soddisfazione sul lavoro, impegno, energia e creatività, qui la questione chiave è prendere consapevolezza di quali modelli di strategie di coping inizi a sviluppare quando affronti gli inevitabili stress del lavoro. In teoria, se i modelli di coping sono positivi e adattivi, allora rimarrai nella fase della luna di miele a tempo indeterminato. Abbiamo già parlato delle strategie di coping e trovi la puntata qui nel podcast.
- Azione per l’equilibrio: al contrario dell’ottimismo sfrenato e della positività della Fase 1, ora sei chiaramente consapevole che alcuni giorni sono migliori di altri per quanto riguarda il modo in cui stai gestendo lo stress sul lavoro. Inizi a sentire il peso delle responsabilità e la fatica fisica e mentale che ostacolano lo svolgimento del lavoro.
- Sintomi cronici: contrassegnato da un’intensificazione di alcuni degli stessi indicatori citati nella Fase 2, tra cui esaurimento cronico, rabbia, depressione
- Crisi: i sintomi diventano critici, i sintomi fisici si intensificano e/o aumentano di numero, ossessione per le frustrazioni lavorative, il pessimismo e l’insicurezza dominano il pensiero sviluppi una “mentalità di fuga”
- Coinvolgimento totale: I sintomi del burnout sono così radicati nella tua vita che è più probabile che tu venga etichettato come un problema fisico o emotivo significativo piuttosto che essere chiamato un caso di burnout.
Fattori di rischio
Possiamo suddividere i principali fattori di rischio che, quando protratti per un lungo lasso di tempo, possono condurre al Burnout in:
fattori esterni:
- sovraccarico di lavoro
- mancato riconoscimento
- subire ingiustizie
- mobbing
- poco controllo sulle proprie mansioni
- orario di lavoro infinito
fattori interni:
- impegno esagerato
- inefficienza nel lavoro
- stanchezza generale
- insoddisfazione lavorativa
- elevate pretese da sé stessi
- aspettative elevate rispetto alle risorse possedute
- perfezionismo
- dubbi sul senso del proprio operato
- difficoltà nel dire di “no”
Cosa puoi fare già da ora?
Prova ad analizzare la tua settimana di lavoro e poniti queste 4 domande:
- sono consapevole di ciò che devo fare e del tempo che mi occorrerà per portare a termine ciò che ho programmato o le situazioni si susseguono senza che io ne abbia il controllo?
- sto lavorando tanto o sto lavorando bene?
- sono capace di dire di no, quindi porre i miei limiti agli altri?
- quante volte al giorno mi lascio distrarre mentre svolgo le attività?
Prendi nota durante la settimana delle risposte che dai a queste domande e monitora la tua consapevolezza lavorativa.
In conclusione
Tieni in considerazione che il tema del burnout è legato a molti altri temi quali l’autostima, l’autoefficacia, la capacità di organizzare il proprio lavoro, la consapevolezza i nostri limiti, sapere quando stiamo chiedendo troppo a noi stessi e saperci fermare quando la mole di lavoro assomiglia ad una montagna, di cui non riusciamo a vedere la vetta, che non ha un obiettivo nel medio termine o lungo termine, questo vuol dire allora che è importante iniziare anche a valutare quali sono i temi sui quali fortificarsi, che ci sono di sostegno quando sentiamo che la situazione lavorativa si sta complicando.
Ricorda che è sempre possibile risalire dalla fase 5 alla fase 1 del burnout e rimanere nella fase 1, decidendo di agire per prenderci cura di noi stessi, ad esempio partendo dal rafforzare le strategie di coping o svilupparne di nuove.
Se vuoi iniziare a lavorare con me su come prevenire o affrontare il burnout nelle tua vita professionale, sono qua!
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